Cannabis e glioblastoma: al via lo studio clinico più grande mai realizzato

Uno studio pilota sul Sativex, un farmaco a base di THC e CBD, ha registrato risultati promettenti contro il glioblastoma multiforme, spianando la strada per lo studio di Fase II ARISTOCRAT, che durerà 3 anni e vedrà la partecipazione di 232 pazienti.

Questo nuovo studio, condotto dall’università di Leeds in collaborazione con l’università di Birmingham, punta a testare se il Sativex associato al chemioterapico temozolomide può prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita dei pazienti con il glioblastoma.  

Anche se in Italia i nuovi casi di tumore sono in aumento, migliorano anche le percentuali di sopravvivenza: molte persone sono ancora in vita anche 10-15 anni dopo una diagnosi di cancro. I progressi nella diagnosi precoce e nella ricerca di nuove terapie stanno gradualmente trasformando questa malattia in una condizione cronica, con cui è possibile convivere anche per molti anni con una qualità di vita accettabile. Questo però non vale per tutti i tipi di tumore: per alcuni, la strada della cura è ancora molto difficile. 

Uno che lascia veramente poche speranze è il glioblastoma multiforme (GBM), un tumore molto aggressivo del sistema nervoso centrale. In Italia, colpisce ogni anno circa 1500 persone, con un picco di incidenza compreso tra i 50 e i 70 anni, e nonostante i progressi della neuro-oncologia, la sopravvivenza dei pazienti è mediamente di pochi mesi dopo la diagnosi. L’unica terapia possibile è la rimozione chirurgica seguita da radioterapia e chemioterapia, ma riesce a rallentare la progressione del tumore per pochissimo tempo: dopo l’operazione, infatti, il paziente sopravvive in media solo 6-12 mesi e la sua qualità di vita peggiora rapidamente, perché nella maggior parte dei casi il tumore si ripresenta con un ritmo di crescita più veloce.  

Data l’inefficacia delle attuali terapie nella gestione dei pazienti, la ricerca sta esplorando nuove modalità di trattamento per ridurre il tasso di letalità del GBM. 

Una possibilità potrebbe arrivare dai cannabinoidi, che sono stati ampiamente studiati per i loro effetti sul cervello. I tumori cerebrali, incluso il GBM, presentano infatti sulla superficie delle loro cellule i recettori per i cannabinoidi e potrebbero quindi rispondere a un trattamento con farmaci a base di questi composti.  

È ancora presto per dire se i cannabinoidi sono in grado di rallentare la progressione del tumore, ma gli esperimenti condotti in laboratorio su cellule di glioblastoma hanno prodotto risultati incoraggianti, in particolare se combinati con un chemioterapico, il temozolomide, che rappresenta il trattamento standard per questo tipo di tumore. 

È con queste premesse che la professoressa Susan Short, dell’Università di Leed, ha guidato nel 2021 uno studio di Fase I su un piccolo numero di pazienti, per valutare il potenziale del Sativex, un farmaco a base di cannabinoidi in uso per il trattamento della sclerosi multipla. Questo farmaco è composto da una miscela di THC (tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo), due dei più noti cannabinoidi estratti dalla cannabis, con proprietà antitumorali e antinfiammatorie. 

Questo piccolo studio pilota ha esaminato la sicurezza del farmaco, monitorando la presenza e l’intensità degli effetti collaterali sui pazienti dopo la somministrazione. In realtà, i risultati sono andati ben oltre le aspettative, poiché i pazienti che hanno ricevuto il Sativex hanno mostrato in un anno percentuali di sopravvivenza maggiori (83%) rispetto al gruppo che ha ricevuto il placebo (53%). 

Il CBD, in particolare, sarebbe in grado di intervenire sul microambiente tumorale – inseguendo un filone di ricerca nuovo ma molto promettente, che si propone di modificare l’ecosistema del tumore per migliorare l’accesso e l’efficacia dei farmaci. Il CBD, ad esempio, riduce l’infiammazione e aumenta le risposte immunitarie contro le cellule tumorali. 

Questo risultato, ovviamente, non basta per decretare l’efficacia del farmaco, perché la portata dello studio era molto limitata, di appena 21 pazienti. Per questo la Brain Tumor Charity, un ente di beneficenza con sede nel Regno Unito, ha promosso una raccolta fondi per finanziare uno studio di Fase II su un numero maggiore di persone. In poco tempo, la fondazione ha raccolto una somma di 450.000 sterline, che daranno il via allo studio più grande mai realizzato per valutare l’effetto della cannabis sul glioblastoma. 

Il suo nome è ARISTOCRAT e si propone di esplorare se l’associazione di Sativex con il temozolomide sia più efficace rispetto all’utilizzo del solo temozolomide e se i pazienti che ricevono la combinazione sopravvivono più a lungo e con una qualità di vita migliore. Alla sperimentazione potranno partecipare i pazienti affetti da glioblastoma che hanno avuto una recidiva dopo il trattamento di prima linea. 

I pazienti (40 in un primo studio pilota e poi altri 192) verranno divisi casualmente in gruppi: i 2/3 dei partecipanti riceveranno la combinazione Sativex e temozolomide, mentre 1/3 riceverà la temozolomide con un placebo. Il Sativex verrà somministrato nella forma di uno spray direttamente nel naso dei pazienti. 

La durata dello studio sarà di circa 3 anni, un tempo necessario per trattare un numero adeguato di pazienti e monitorarne le risposte, non solo in termini di riduzione della crescita tumorale, ma anche di miglioramento della qualità di vita. Se i risultati saranno positivi, i ricercatori testeranno la combinazione su gruppi più ampi di persone con diagnosi ed età diverse o con tumori con una biologia diversa. 

La speranza è che questo studio possa aiutare ad accelerare una cura per questa malattia così devastante ed offrire il primo nuovo farmaco per il trattamento del glioblastoma da oltre 15 anni.

 

Cover Foto di National Cancer Institute su Unsplash