Nelle situazioni di stress, il nostro cervello potrebbe rilasciare cannabinoidi endogeni, simili a quelli presenti nella cannabis, per darci un senso di calma. Ma cosa fanno esattamente e come agiscono sui nostri circuiti neurali? Questo è stato un enigma fino a poco fa.
Uno studio della Northwestern Medicine sostiene questa ipotesi e contribuisce a fare chiarezza sui meccanismi molecolari attraverso cui il sistema endocannabinoide interviene per gestire l’allarme di stress.
Lo stress è una risposta naturale del corpo a una situazione percepita come minacciosa o difficile da gestire. Quando una persona percepisce uno stimolo come stressante, il corpo attiva una serie di reazioni fisiologiche e psicologiche per affrontare la situazione. Queste risposte variano da persona a persona e possono influenzare le emozioni, il comportamento e il benessere generale. L’esposizione prolungata allo stress può aumentare il rischio di sviluppare problemi di salute come depressione, ansia e disturbo da stress post-traumatico (PTSD), che colpiscono milioni di persone nel mondo.
All’interno del nostro corpo, anche il SEC interagisce principalmente con una classe di lipidi attivi, chiamati endocannabinoidi. Questi composti, prodotti internamente nel corpo umano, hanno la stessa capacità dei fitocannabinoidi della pianta di Cannabis di legarsi ai recettori CB1 e CB2, nel sistema nervoso centrale e nel sistema immunitario periferico.
I due principali endocannabinoidi prodotti nel nostro organismo sono l’Arachidonoilglicerolo (conosciuto come 2-AG) e l’Anandamide (AEA).
Lo studio della Northwestern University suggerisce quindi che alterazioni nel sistema di segnalazione endocannabinoide nel cervello possono portare a una maggiore suscettibilità nello sviluppo di disturbi psichiatrici correlati allo stress, come la depressione e il PTSD.
Quando il recettore CB1 è stato eliminato, i topi hanno dimostrato una minore capacità nel gestire lo stress e sono emersi i primi segni di depressione.
Ad esempio, questi animali hanno mostrato una minore preferenza nel bere acqua zuccherata dopo l’esposizione allo stress, un risultato che secondo i ricercatori potrebbe essere correlato all’anedonia, ossia la diminuzione del piacere spesso sperimentata dai pazienti con disturbi da stress.
I nuovi risultati, insieme alle scoperte di ricerche precedenti, suggeriscono fortemente che alterazioni nel segnale del 2-AG tramite il recettore CB1 potrebbero svolgere un ruolo significativo nello sviluppo dei disturbi neuropsichiatrici legati allo stress. «Determinare se l’incremento dei livelli di cannabinoidi endogeni possa essere utilizzato come possibile terapia per i disturbi correlati allo stress è il successivo passo logico, in linea con questo studio e i nostri lavori precedenti», ha dichiarato il Professor Patel, autore dello studio. «Attualmente, sono in corso sperimentazioni cliniche in quest’ambito che potrebbero rispondere a questa domanda nel prossimo futuro.»