Un recente studio condotto in Australia su oltre 2.300 pazienti affetti da patologie croniche ha aperto nuove prospettive sull’efficacia della cannabis medica nel migliorare la qualità della vita e combattere la stanchezza. Pubblicata sulla rivista PLoS ONE dai ricercatori della Curtin University di Perth, questa ricerca ha esaminato i risultati su un campione di pazienti che hanno avuto accesso alla cannabis medica tra novembre 2020 e dicembre 2021 nell’ambito dell’iniziativa QUEST.
Patologie croniche, una sfida globale
Le patologie croniche rappresentano una sfida significativa per la salute pubblica in tutto il mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le malattie croniche non trasmissibili (MNT), come il diabete, le malattie cardiovascolari, il cancro e le malattie respiratorie croniche, sono responsabili di circa il 71% di tutte le morti globali. Queste condizioni colpiscono milioni di persone, causano un peggioramento della qualità della vita e richiedono spesso terapie a lungo termine.La cannabis medica sta emergendo come un possibile rimedio per offrire sollievo ai sintomi associati a queste patologie. Numerosi studi documentano la sua capacità di alleviare il dolore cronico, migliorare l’appetito e gestire sintomi di ansia e depressione, che spesso affliggono chi vive con una patologia cronica.
The Global QUEST Initiative
La cannabis medica ha aperto una prospettiva promettente per migliorare la qualità della vita delle persone con malattie croniche. Per rafforzare le (ancora limitate) evidenze scientifiche a sostegno della sua efficacia, i ricercatori della Curtin University in Australia hanno lanciato l’iniziativa globale QUEST (QUality of life Evaluation STudy), che mira a essere il più grande studio clinico longitudinale al mondo per indagare la qualità della vita e l’impatto economico sulla salute della cannabis medica sui pazienti affetti da patologie croniche.
Dal 2016, in Australia, la cannabis terapeutica è stata approvata per la prescrizione a pazienti con condizioni di salute che non rispondono ad altri trattamenti. I ricercatori hanno intervistato un gruppo di australiani con patologie croniche a cui è stata prescritta cannabis medica (THC e CBD disciolti in un olio vettore di trigliceridi) tra novembre 2020 e dicembre 2021.
I partecipanti a questo studio avevano età comprese tra 18 e 97 anni, con una media di 51 anni, e il 62,8% di essi erano donne. Le patologie più comuni tra i partecipanti includevano il dolore cronico (69%), l’insonnia (23%), l’ansia (22%) e la combinazione di ansia e depressione (11%).
I Risultati Chiave
Prima di iniziare il trattamento con la cannabis, i pazienti hanno completato sondaggi iniziali per valutare la qualità della vita correlata alla salute (HRQL), il dolore, il sonno, la stanchezza, l’ansia e la depressione. Sono stati quindi somministrati sondaggi di follow-up dopo due settimane di trattamento, con ulteriori follow-up mensili per tre mesi.
Per alcune condizioni, come la qualità di vita correlata alla salute, la stanchezza o il dolore cronico, i punteggi indicati dai pazienti corrispondono a miglioramenti clinicamente significativi rispetto alla fase iniziale pre-trattamento. Anche i sintomi associati ad ansia e depressione sono diminuiti nel tempo, soprattutto tra coloro con diagnosi specifiche di queste condizioni: per la depressione, i punteggi medi sono passati da un livello “moderato” a uno “lieve” e per l’ansia da un livello “moderato/grave” a uno “lieve”.
Curiosamente, le persone affette da insonnia non hanno riportato alcun miglioramento, nonostante vari studi suggeriscano un ruolo della cannabis nella gestione dei disturbi del sonno.
Limiti e prospettive future
Questo studio offre una visione promettente degli effetti positivi della cannabis medica sulla qualità della vita dei pazienti con patologie croniche. Sono però necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati.
Parte dei benefici osservati potrebbero infatti dipendere da un effetto placebo, poiché lo studio era “a braccio singolo”, cioè tutte le persone arruolate nella sperimentazione sono state trattate allo stesso modo: non è stato incluso, quindi, un gruppo di controllo formato da pazienti che non hanno assunto la cannabis.
I pazienti saranno seguiti ancora per 12 mesi per valutare se i miglioramenti nella loro qualità della vita si mantengono nel tempo. Inoltre, ulteriori analisi saranno condotte per determinare se pazienti con condizioni specifiche abbiano risultati migliori rispetto ad altri.