Uno studio globale finanziato dalla fondazione benefica Welcomme indagherà l’efficacia del cannabidiolo (CBD) estratto dalle piante di Cannabis sativa come trattamento contro le psicosi. Rispetto ai farmaci antipsicotici tradizionali che possono avere gravi effetti collaterali – motivo per cui spesso i pazienti smettono di assumerli – il CBD agisce con un meccanismo di azione diverso e le sue proprietà ansiolitiche e antipsicotiche sono state osservate negli animali da laboratorio e in volontari umani, ma solo in piccola scala.
Il programma STEP (Stratification & Treatment in Early Psychosis), invece, sarà il primo su un vasto campione di 1000 persone, con la partecipazione di 35 centri di ricerca in 11 paesi diversi.
Le psicosi
Sono milioni le persone in tutto il mondo affette da psicosi, come depressione (300 milioni), schizofrenia (60 milioni) o disturbo affettivo bipolare (23 milioni). La piaga della malattia mentale non risparmia nessuna fascia di età, anzi l’OMS sottolinea che nel mondo il 10-20% dei bambini e adolescenti soffre di disturbi neuropsichiatrici, che sono anche la principale causa di disabilità dei giovani in tutte le regioni OMS. La persona affetta da disturbi psicotici è spesso vittima di allucinazioni o deliri – in altre parole percepisce cose che non esistono o che non sono vere e spesso presenta schemi mentali confusi e contorti.
Luci e ombre dei farmaci anti-psicotici
La storia dei disturbi psicotici è cambiata per sempre negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando sono stati scoperti, quasi per caso, i primi farmaci anti-psicotici. Il loro meccanismo di azione consiste nel bloccare i recettori della dopamina, un neurotrasmettitore che controlla una serie di funzioni tra cui il movimento, la sensazione di piacere o di ricompensa, il sonno. Il blocco dei recettori della dopamina nel cervello, entro poche ore dall’assunzione, riduce agitazione e ansia, e nel giro di poche settimane anche gli altri sintomi, come allucinazioni, deliri o pensieri confusi e disturbati.
Gli psicofarmaci, però, non funzionano su tutti i pazienti e spesso causano gravi effetti collaterali, coma diabete, ipertensione e problemi al cuore. Quelli cosiddetti “tipici” o di prima generazione sono associati anche a disturbi del movimento di tipo “parkinsoniano”, come rigidità, tremore a riposo, riduzione della mimica facciale e discinesia (movimenti rapidi e involontari simili a tic). Il 30% dei pazienti affetti da schizofrenia non risponde agli antipsicotici tipici, ma alcun possono beneficiare di quelli cosiddetti “atipici” o di seconda generazione, come la clozapina. Rispetto ai primi, bloccano i recettori della dopamina in maniera più selettiva e riducono quindi i disturbi parkinsoniani del movimento, ma non quelli metabolici e cardiologici. La clozapina, inoltre, è efficace solo nel 50% dei pazienti resistenti agli antipsicotici tipici.
Nuove strade terapeutiche
Una percentuale non trascurabile dei pazienti non dispone insomma di strategie terapeutiche efficaci per curare la propria patologia. La ricerca di formulazioni alternative o adiuvanti è quindi fondamentale per garantire anche a questi pazienti il migliore accesso alle cure e una migliore qualità di vita. La fondazione benefica Welcomme ha appena annunciato che finanzierà con 16,5 milioni di dollari un programma dell’università di Oxford per indagare gli effetti del CBD sui sintomi delle psicosi.
Lo studio vedrà la partecipazione di 1000 persone, 35 centri di ricerca e 11 paesi e avrà, quindi, una portata globale.
Perché il CBD?
Il CBD funziona con un meccanismo diverso dagli antipsicotici: si lega ai recettori del sistema endocannabinoide, che sono presenti nel cervello (CB1) e in tutto l’organismo (CB2). Scoperto negli anni Ottanta, questo sistema è composto da milioni di recettori che riconoscono gli endocannabinoidi prodotti dall’organismo e quelli estratti dalle piante di cannabis. La loro funzione è ancora poco conosciuta, ma potrebbero interagire con gli altri organi e sistemi contribuendo all’omeostasi, cioè all’equilibrio, di tutto l’organismo.
Sistema endocannabinoide e psicosi
Nei pazienti affetti da psicosi, l’endcannabinoide anandamide e il recettore CB1 sono presenti in maggiori quantità rispetto ai soggetti sani. Questo ha portato a ipotizzare una connessione tra il sistema endocannabinoide e i processi patologici e fisiologici delle psicosi: i composti che interagiscono con questa rete di recettori potrebbero quindi avere un effetto terapeutico.
CBD versus THC
L’abuso di cannabis a scopo ricreativo è associato al rischio di sviluppare un disturbo psicotico, ma la causa è un altro cannabinoide, il THC (tetra-idrocannabinolo), responsabile degli effetti psicoattivi della Cannabis sativa. L’aspetto interessante è che THC e CBD agirebbero sul cervello in maniera opposta e il secondo sarebbe in grado di contrastare gli effetti psicotici del primo.
Il CBD, infatti, ha proprietà ansiolitiche e antipsicotiche, che lo rendono un buon candidato per la cura dei pazienti affetti da disturbi mentali. Rispetto agli antipsicotici di prima o seconda generazione, non agisce sui recettori della dopamina, ma modula le funzioni del sistema endocannabinoide. Entrambe le strategie portano allo stesso risultato, ma il CBD non causa gli stessi effetti collaterali, poiché non interferisce con l’area del cervello che controlla il movimento.
Diversi studi preclinici dimostrano che il CBD riduce alcuni sintomi psicotici nei modelli animali, come l’iperlocomozione o l’isolamento sociale. Studi di imaging sul cervello di volontari umani, invece, hanno permesso di osservare gli effetti del THC e del CBD a confronto: il primo provoca disturbi ansiosi e alterazioni dell’umore o delle percezioni, il secondo contrasta questo sintomi.
Il primo studio su scala globale
Il programma STEP (Stratification & Treatment in Early Psychosis) sarà il primo a valutare l’efficacia del CBD in un vasto campione di persone con disturbi psicotici. Studi più piccoli, in passato, hanno già dimostrato che questa sostanza può avere benefici sui pazienti senza i devastanti effetti collaterali degli anti-psicotici. Gli oltre 1000 partecipanti continueranno a prendere i farmaci tradizionali, ma un gruppo assumerà anche il CBD, nella forma di un prodotto (epidyolex) già approvato per il trattamento delle crisi epilettiche nei bambini, che contiene il 99% di cannabidiolo ed è naturalmente privo di effetti psicotropi.
I risultati, auspicano i ricercatori, permetteranno di capire meglio il meccanismo di azione del CBD, sia contro le psicosi accertate sia come strumento per prevenire l’insorgenza dei sintomi in persone predisposte.