La cannabis medica riduce i sintomi dei pazienti affetti dalla sindrome di Tourette, un disturbo neurologico caratterizzato dalla comparsa di tic vocali e motori. È la conclusione di uno studio pubblicato su NEJM Evidence dai ricercatori dell’università di Sidney e del Wesley Research Institute, in Australia.
Finora le uniche evidenze di un effetto terapeutico della cannabis provenivano da studi osservazionali e non controllati, ma questo è “il primo studio rigoroso e metodico condotto su un gruppo sufficientemente ampio di persone che prova in maniera definitiva la sua efficacia nel ridurre la frequenza e gravità dei tic”.
Cosa significa vivere con la sindrome di Tourette?
A questa domanda può rispondere solo chi con la malattia convive ogni giorno, come lo scrittore e giornalista Roberto Tartaglia, che sulla sua condizione ha scritto anche un libro. Per lui, come per la maggior parte delle persone affette da questa patologia, i primi sintomi sono iniziati durante l’infanzia: smorfie, balbuzie, versi strani e urli. Non riusciva a stare fermo, si schiaffeggiava il capo, girava il collo, batteva l’aria con le braccia. Questi strani tic non sarebbero passati neanche con l’adolescenza, provocando emarginazione, disagio sociale e rabbia per non riuscire a controllare il proprio corpo. Nonostante le numerose visite di psicanalisti e psichiatri, la diagnosi di Tourette per lo scrittore è arrivata solo dopo 33 anni di vita.
Ma i tic sono solo la punta dell’iceberg di una patologia che può condizionare in negativo la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. Le crisi possono manifestarsi in qualsiasi momento, anche in pubblico: le persone colpite sperimentano discriminazione e isolamento sociale già a partire dalle scuole e da adulti hanno più problemi a entrare nel mondo del lavoro. Mancano inoltre professionisti specializzati nel trattamento, o anche solo nella diagnosi, che arriva quasi sempre con molti anni di ritardo e dopo innumerevoli risposte sbagliate.
La cannabis medica, in vari studi osservazionali non controllati, ha dimostrato di avere effetti benefici, ma le prove a favore della sua efficacia sono ancora troppo poche. Gli unici due studi randomizzati sono stati condotti su poche persone, ma hanno anche dimostrato che l’ingestione di capsule contenenti il tetraidrocannabinolo (THC) produce dei modesti miglioramenti nella frequenza e nella gravità dei tic.
Recentemente, i ricercatori dell’università di Sidney in Australia hanno pubblicato sulla rivista NEJM Evidence il primo studio clinico randomizzato in doppio cieco e controllato con un placebo, che dimostra gli effetti terapeutici della cannabis somministrata oralmente nella gestione sintomatica dei tic nella sindrome di Tourette. I risultati mostrano una riduzione statisticamente e clinicamente significativa dei tic motori e vocali in sole sei settimane.
I ricercatori australiani hanno utilizzato una soluzione orale disponibile in commercio contenente il THC in combinazione con il cannabidiolo (CBD) – un composto non psicogeno presente nella pianta di cannabis, con proprietà antiinfiammatorie, lenitive e ansiolitiche. Diversi studi hanno dimostrato che il CBD può ridurre gli effetti ansiogeni e psicomimetici del THC quando co-somministrato, migliorando il profilo di sicurezza del trattamento con i cannabinoidi. Finora questa combinazione era stata usata solo in un singolo caso di studio e aveva prodotto una riduzione dell’85% dei sintomi in sole 4 settimane.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto un olio di THC e CBD, l’altro un placebo, per 6 settimane. Dopo 4 settimane di stop al trattamento, i due gruppi sono stati invertiti: il primo ha ricevuto il placebo e il secondo il farmaco, per altre 6 settimane.
Il trattamento ha ridotto non solo la frequenza e la gravità dei tic, ma anche i sintomi associati all’ansia e al disturbo ossessivo-compulsivo che pure caratterizzano questa patologia. Le analisi, inoltre, hanno dimostrato un’associazione tra i livelli di cannabinoidi nel sangue e la risposta positiva alla terapia. Durante le 6 settimane di trattamento, circa un terzo dei pazienti ha riportato alcuni effetti collaterali, inclusi difficoltà cognitive, vuoti di memoria e problemi di concentrazione. Nel periodo di assunzione della terapia non è consigliabile quindi né guidare né utilizzare macchinari pesanti.