Canapa ed erbe officinali: liberato l’uso di tutta la pianta

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalle associazioni di settore e ha annullato il decreto sulle piante officinali che limitava la produzione di Canapa a semi e fibre: per la prima volta un tribunale sancisce che non si possono limitare gli usi della Canapa ad alcune parti per un generico principio precauzionale che va invece motivato con dati scientifici.

La canapa viene quindi liberata anche in Italia, avvicinando il nostro paese alla normativa europea e autorizzando di fatto l’uso dell’intera pianta.

 

Una vittoria importante ottenuta grazie al coraggio delle associazioni Canapa Sativa Italia, Sardinia Cannabis, Resilienza Italia onlus e Federcanapa e alla competenza dell’avvocato Giacomo Bulleri che ha affiancato lo studio Legance di Roma.

 

La Canapa si può pertanto usare nella sua interezza, compresi i fiori! È il cuore della sentenza del Tar del Lazio.

 

 

Canapa e piante officinali: il decreto è stato annullato

 

«La legislazione nazionale di ciascuno Stato membro può limitare l’uso di parti della pianta solo se tale limitazione è strettamente necessaria per tutelare il diritto alla salute pubblica», si può leggere nella sentenza, con l’avvocato Giacomo Bulleri che, sul suo profilo LinkedIn, ha commentato così:

«In altre parole, è necessario, in casi come quello in questione, che l’amministrazione fornisca un’adeguata spiegazione delle esigenze prioritarie di tutela della salute e di precauzione, fornendo i dati scientifici che dimostrano l’effettiva esistenza di un rischio derivante dalla coltivazione delle piante di Canapa nella loro interezza (cioè semi, derivati dei semi, foglie e infiorescenze da cui è stata estratta la resina)».

 

Ora che il decreto è annullato i ministeri competenti dovranno riesaminare il provvedimento: intanto le limitazioni che impedivano ad esempio alla Canapa di essere venduta in erboristeria o potenzialmente di essere iscritta come prodotto da fumo tecnicamente decadono, anche se per tutelare il settore, servirebbero dei correttivi legislativi ad hoc per la Canapa che le associazioni chiedono da tempo, proprio per poter lavorare all’interno della legalità.

L’avvocato Giacomo Bulleri ha infatti sottolineato che: «Il Tar è solo un organo amministrativo e che quindi questa sentenza, che per la quale i ministeri coinvolti potrebbero fare appello al Consiglio di Stato, non autorizza automaticamente l’uso dell’intera pianta come officinale, almeno finché non verrà corretta la legge.

Il valore di questa sentenza è innanzitutto politico perché ai tavoli tecnici o chi dovrà fare norme in materia di Canapa, non potrà non tenerne conto. La soddisfazione è stata quella di far capire a un tribunale per la prima volta quale sia l’impianto normativo della Canapa che il Tar ha dimostrato di aver colto con una sentenza che è sostanzialmente in linea con quella del Consiglio di stato francese.

Per anni abbiamo avuto interpretazioni restrittive, è la prima volta che abbiamo potuto discutere della legittimità di un provvedimento; il Tar ha accolto la linea interpretativa che da anni sosteniamo, in linea con gli altri Paesi d’Europa. La sentenza sarà intanto un riferimento per i lavori aperti come i tavoli di filiera e poi i ministeri dovranno riunirsi per adottare un testo sulle officinali che tenga conto delle indicazioni del Tar sull’uso dell’intera pianta di Canapa».

 

Quindi la Canapa non è automaticamente legittimata nella sua interezza come pianta officinale, finché non lo dirà la legge che andrà corretta, a meno che la sentenza venga appellata dal ministero al Consiglio di Stato.

 

 

Decreto annullato: la sentenza del Tar a favore dell’uso dell’intera pianta di Canapa

 

Il Tar però non si è limitato ad annullare il comma del decreto, ma ha espressamente citato sia la sentenza del Consiglio di stato francese del 29 Dicembre 2022, che ha di fatto reso legale il commercio di CBD e Cannabis light in Francia, sia la sentenza della Corte di Giustizia europea del 19 Novembre 2020 che sottolineava che i prodotti legali a base di CBD di uno stato membro devono poter circolare liberamente in tutta Europa.

Riguardo al fatto che la Canapa possa essere utilizzata nella sua interezza scrive che: «Non è dato evincere alcuna distinzione tra le parti della pianta di canapa liberamente coltivate, ai sensi della legge citata n. 242/2016, che possono essere utilizzate per le finalità stabilite dalla legge medesima. La disciplina di settore di matrice internazionale e comunitaria chiarisce, infatti, che il criterio discretivo per stabilire la libera coltivazione della canapa risiede nella tipologia di pianta, considerata nella sua interezza».

Inoltre, parlando espressamente delle infiorescenze: «In estrema sintesi, il Conseil d’Etat, pronunciandosi sulla legittimità del provvedimento nazionale di divieto, sottolinea, anzitutto, che una siffatta misura restrittiva deve essere giustificata alla luce dell’obiettivo di sanità pubblica perseguito e risultare proporzionata ai rischi per la salute connessi alle sostanze vietate, osservando, in proposito, che i suddetti rischi dipendono dalle quantità di THC effettivamente ingerite a seconda dei prodotti consumati e dei modelli di consumo, così da concludere che, allo stato dei dati scientifici, il consumo delle foglie e dei fiori delle varietà di cannabis con un tenore di THC inferiore allo 0,3% non crea rischi per la salute pubblica tali da giustificare un divieto generale e assoluto della loro commercializzazione.

Le considerazioni espresse dal massimo organo di giustizia amministrativa francese risultano ugualmente valide per la risoluzione dell’odierna vicenda contenziosa, nella misura in cui, nell’esercizio del potere discrezionale, ciascuno Stato membro è chiamato, in virtù dell’assoggettamento ai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, ad applicare – nel quadro della politica agricola di rilievo sovranazionale – il corretto bilanciamento tra l’interesse alla tutela della salute pubblica ed i principi eurounitari di proporzionalità e di precauzione nell’adozione di misure restrittive alla libera circolazione dei prodotti agricoli».

 

Mattia Cusani di Canapa Sativa Italia: «Siamo contenti, anche perché la sentenza del Tar del Lazio è andata oltre alle nostre aspettative citando come esempio quella del consiglio di stato francese».

 

 

Anche l’Onu a favore dell’utilizzo della Canapa nella sua interezza

 

La Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), agenzia che fa parte dell’ONU, ha pubblicato un rapporto speciale sulla canapa industriale che si concentra su come le economie in via di sviluppo possano “sfruttare il suo potenziale economico e sociale”.

Si legge nel rapporto dell’UNCTAD: «Un approccio cosiddetto whole-plant, basato sullo sfruttamento di tutte le parti della pianta, dovrebbe essere al centro di qualsiasi strategia di sviluppo settoriale. Questo approccio potrebbe facilitare la creazione di filiere produttive in grado di contribuire alla crescita delle aree rurali, dell’industria manifatturiera e dell’industria di trasformazione alimentare».

 

Il settore della canapa industriale è stato quindi, ancora una volta, riconosciuto per le potenzialità, la crescita e le applicazioni ma anche, e fondamentalmente, per tutto quello che c’è ancora da fare!

 

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